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Questo saggio è un grido di rivolta contro la politica del debito che in cinquant'anni ha fatto dei cittadini tanti sudditi-contribuenti gettandoli nelle mani della grande finanza del pianeta. Oggi, improvvisamente, quella stessa politica che ha usato il debito per mantenersi al potere predica il più duro rigore nei bilanci pubblici per nascondere la tragedia che ha prodotto. L'opera vuole essere una voce di speranza e perfino di ottimismo, perché quando il problema emerge al comune sentire, il corso della Storia sta già cambiando. E poi la speranza, quella intrepida che si affida alla giustizia, al diritto e al senso comune, che unisce i cittadini verso una meta condivisa, quella speranza è la lanterna che nella notte illumina il cammino. Senza speranza non si parte nemmeno, con la speranza si può ancora arrivare alla meta.